Come cammina la metà del cielo Le protagoniste al femminile di Bianca Pitzorno su ècole aprile 1992 |
*********************** Bisognerebbe forse festeggiare. Far davvero una festa, con il vino e la musica, danzare intorno al fuoco, stringere mani e abbracciarsi forte, far correre in allegra libertà le parole stanate dalle gole,
e
soprattutto da quelle più recondite e più fitte d'anfratti.
Bisognerebbe festeggiare perché finalmente è spuntato un
personaggio lurido davvero, un personaggio fortemente connotato
nella propria incorruttibile stupidità, un esemplare davvero
illuminante di cosa significhino le impietose prevaricazioni sui
deboli e il servilismo di fronte ai potenti, il pregiudizio
classistico, l'ansia forsennata di potere. Questo
personaggio si chiama Argia Sforza, insegna in una nostra scuola
elementare degli anni Cinquanta, e abita nel libro più recente di
Bianca Pitzorno, Ascolta il mio cuore, Mondadori 1991. Un
libro, questo, particolarmente importante, e per diverse ragioni. Una
di queste è contenuta già nel titolo; un
titolo che va inteso alla lettera, pensando
proprio a quel muscolo che s'agita dentro
ognuno di noi e i cui ritmi accompagnano
quell'essenza profonda che è
l'incessante provare emozioni. Ritmi mutevolissimi, peraltro,
giacché appunto di un muscolo si tratta, e non già di un'eterea
entità individuabile come ricettacolo di pseudonobili luoghi
comuni cementati tra loro dalle vischiose melasse della più
subdola falsa coscienza. Ed è proprio il cuore-muscolo che
Prisca, ragazzina che frequenta quell' anno la quarta elementare,
fa ascoltare alle sue amiche nei momenti cruciali, quando
un'emozione urge, quando preme una gioia, quando l'indignazione si
fa incontenibile, quando diventa
non più tollerabile il tollerare che impunemente e impudicamente
la grettezza e il sopruso emanino i loro mefitici miasmi. E questo
ascoltarsi è una sorta di prologo, l'avvio di un reagire al non
tollerabile che si configura ben presto come un'azione in sé,
come un'affermazione di sé e del proprio sentire che acquisisce
un'identità Crescente e progressivamente autonoma. Questa
connotazione non è un'esclusiva di quest'ultimo libro; è anzi un
elemento costante del lavoro di Bianca Pitzorno, ed è forse il
tratto più precisamente caratteristico delle sue protagoniste -
bambine ragazzette o adolescenti che siano. Protagoniste,
al femminile, giacché è sempre di questa metà del cielo che
racconta, mettendo in scena un mondo non certo a sé stante,
isolato e privo di agganci e di intrecci, ma sicuramente un mondo
in cui il femminile è il perno. Bianca Pitzorno sostiene che la
scelta di parlare di questa metà del cielo deriva semplicemente
dal fatto che lei non riesce a parlare se non di quello che
conosce a fondo, e che conosce a fondo non perché si sia
documentata nel merito ma piuttosto perché è sempre e comunque
un pezzo di sé, qualcosa che le appartiene davvero in quanto -
quando non
addirittura vissute personalmente - setacciato
tra le fitte maglie della propria sensibilità. Chissà se per
merito esclusivo di Bianca Pitzomo e anche per il fatto che -
lo si voglia o no,
piaccia o apra una ferita -
questa metà del
cielo è più viva e più forte; il fatto è comunque che le
protagoniste dei suoi libri sono sempre personaggi che perseguono
a fondo, con determinazione, la caratterizzazione qualitativa del
proprio camminare camminare nel vasto mondo. (....?) |