Rubrica Leggere gli anni verdi
su ècole settembre 1992 |
Prima
di segnalare due libri, importanti, usciti all'inizio dell'estate, devo fare
una specie di appendice alla puntata del numero scorso di questa rubrica. In
essa suggerivo di leggere Cuore di ciccia (Mondadori) senza averlo
letto, sulla base esclusiva del fatto che i libri precedenti - non per ragazzi
- di Susanna Tamaro mi erano piaciuti molto. Devo dire che l'azzardo ha
funzionato, l'ipotesi si è dimostrata azzeccata. Ora che l'ho letto posso
dire che Cuore di ciccia è un libro proprio bello, e per di più
appartenente alla magica ombra di quel grande libro, che tutti dovremmo ogni
spesso rileggere, che è Il piccolo principe di SaintExupéry. I
due libri - importanti - di cui dicevo all'inizio non sono per bambini, però
li riguardano molto, e la ragione per cui ne parlo qui è che possono - e a
mio parere devono - essere fruiti anche da loro. Il primo è un Oscar
Mondadori, curato da Beatrice Silvennan Weinreich e tradotto da Maria Letizia
Magini, intitolato Mazel Tov 178 favolette yiddish: Il termine
usato nel sottotitolo, "favolette", è piuttosto impreciso; si
tratta infatti di un'ampia raccolta di Folktales, fiabe e racconti
della tradizione popolare di lingua yiddish, la lingua ormai morta degli ebrei
dell'Europa orientale. La lingua in cui, come scriveva Abba Eban nella Storia
del popolo ebraico (Mondadori 1971), sono stati espressi, "per oltre
cinque secoli, i pensieri, le emozioni e i sogni di milioni di ebrei"; la
lingua in cui erano formulate la maggior parte delle parole dette tra "le
urla e i lamenti dentro i carri bestiame dei treni che attraverso l'Europa
portavano ai campi di concentramento, così come anche gli ultimi sospiri
nelle camere a gas" (J .Sokolowicz, Compianto per la lingua yiddish, in
"Linea d'ombra" n. 45, gennaio 1990); la lingua in cui si sono
espressi narratori come Isaac Leib Peretz, Mendele Moicher Sforim, Scholem
Aleichem e - ultimo e maggiore - il prodigioso Isaac Bashevis Singer. Mazel
tov (che è un'espressione augurale che significa qualcosa come
"buona fortuna") è un libro di 391 pagine fitte e raccoglie un
prezioso patrimonio di storie orali, di ognuna delle quali è indicata in
appendice la fonte. Delle sette sezioni in cui è ripartito il libro (Fiabe
allegoriche, Fiabe per bambini, Fiabe meravigliose, Fiabe devote, Fiabe
umoristiche, Leggende, Fiabe soprannaturali) alcune sono interamente
apprezzabili dai bambini; in particolare lo sono tutte le storie di Khelm,
la città degli sciocchi in cui i "Saggi" sanno sempre trovare
soluzioni geniali come l'annegamento di una carpa per punirla in modo davvero
esemplare o il trasporto con quattro portantini di una persona per evitare che
questa calpesti la neve che i khelmiti amano tanto; così come lo sono quelle
in cui compaiono esseri come i golem, i simpatici e generosi shretelekh,
i malignetti lantuch, i dispettosi kapelyùshniklekh, personaggi
che possono così aggiungersi finalmente ai vari folletti, gnomi, troll, fate,
streghe, leprecani, elfi, orchi, silfidi, coboldi, ginn e compagnia magica, E
così pure apprezzabilissime dai bambini sono tutte le storie che hanno per
protagonisti gli shlemiel e gli shlimazl, i perdenti nati, i
perseguitati dalla sfortuna; e poi le storie di Khushim, parente stretto di
Giufa, di Giuha, di Giucca, di Nasreddin Hoca e altri innumerevoli
"ingenui" presenti in aree culturali diverse e raccontati da tanti e
tanto diversi narratori, da anonimi illetterati a Tolstoj, Mazel
tov è un libro ricchissimo e prezioso, uno strumento davvero importante
per contribuire ad evitare che la lingua e la cultura yiddish scompaiano anche
dalla memoria, Necessità, questa, sempre più grave e urgente in questo
nostro paese così "orribilmente sporco" da arrivare anche ad
ospitare convegni e "studiosi" le cui tesi sono nient'altro che la
negazione dell'esistenza dei campi di concentramento e di sterminio e a
lasciare di fronte ad essi la comunità ebraica e i sopravvissuti ai lager in
completa solitudine. Mazel tov si rivelerà poi ancora più prezioso e
godibile se i bambini - e non solo loro, e non loro da soli – lo leggeranno
insieme ai libri di Singer, nei quali potranno ritrovare anche i
"Saggi" di Khelm, i golem e i lantuch, gli shlemiel e gli shlimazl,
le gioie e le miserie e le arguzie e gli incanti di quel mondo scomparso. Non
sono molti, è vero, i libri di Singer che i bambini italiani possono leggere
e apprezzare interamente, ma sono così belli da essere in grado di riempire
uno spazio ben più grande di quello che materialmente occupano: dal già
citato Naftali a Il golem (Salani 1990, con le illustrazioni di
Emanuele Luzzati, splendide), dall' autobiografico Un giorno di
felicità (Bompiani 1978, ma ancora disponibile) a Zlateh la capra e
altre storie (Bompiani 1970, ancora disponibile!, con i disegni di Maurice
Sendak, splendidi) a Quando Shlemiel andò a Varsavia (Garzanti 1979,
ora anche nella collana "Gli elefanti" con illustrazioni di Luzzati,
splendide). Fine dell'elenco, al quale voglio aggiungere solo una domanda di
protesta: cosa aspetta la Salani a pubblicare quella stupenda storia che è
Mazel Shlimazel ovvero Il latte della leonessa; pubblicato nel 1969 da
Longanesi e ovviamente introvabile?). Il
secondo libro importante, uscito anch'esso poco prima dell'estate, è un
piccolo libro pubblicato da TEA e curato da Giampaolo Dossena: Il prode
Anselmo e La vispa Teresa. È un piccolo libro prezioso perché ripropone
quelli che sono forse, di tutta Produzione poetica per l’infanzia
dell'Ottocento italiano, gli unici due testi di cui non ci si debba vergognare
né lettura provochi un pianto di raccapriccio. E se a proposito de La
vispa Teresa si può condividere addirittura quel che ne disse Renzo
Pezzani nel 1959 ("tutta e la sola poesia per ragazzi
dell'Ottocento" ma, quando si parlerà di quella del Novecento, non si
potrà certo dire la stessa cosa a proposito di Pezzani), del Prode Anselmo
si può e si deve dire che è un testo squisito, un poemetto eroicomico
molto divertente e importantissimo perché spazza via le retoriche
patriottarde, familistiche, militaresche e militariste che hanno funestato lo
scrivere in versi (e in prosa) per i ragazzi (e non solo) in tutto il secolo
scorso e in tanta parte del seguente, questo nostro. Il prode Anse/ma e La vispa Teresa è un libretto importante anche perché è aperto da un' arguta e informatissima Nota di Giampaolo Dossena (molto più ricca di quella che accompagnava la precedente edizione di questo libretto, uscita presso Longanesi nel 1983) e chiuso da molto utili Notizie sugli illustratori di Paola Pallottino. Alla Nota di Dossena farei soltanto un appunto, perché, là dove parla degli adattamenti, delle varianti, delle rielaborazioni e delle nuove edizioni, non fa alcun accenno a un libro che sarebbe molto sano riproporre: un libro di quel mago che Dossena stesso definisce ''l'unico personaggio presentabile" tra tutti quelli nominati nella sua Nota: Sergio Tofano, di cui la Garzanti pubblicò nel 1969 lo squisito Quella povera vispa Teresa, trenta poesie illustrate dallo stesso Sto: praticamente una festa. Ne abbiamo tutti bisogno, di festa e di memoria, di storie e di storie, e di buona fortuna. Mazel tov. |