Rubrica Leggere gli anni verdi

Contro le pigrizie, gli incanti del cantare

su ècole marzo 1993

                                                                                                                     

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Nella storia delle storie per bambini e ragazzi, un posto particolare dovrebbe essere riservato alla pigrizia. Non sto pensando alle narrazioni della pigrizia, e nemmeno alla pigrizia infantile, beninteso - giacché quest'ultima, quando si manifesti, altro non è che la rappresentazione di un apprendimento -; è invece alla pigrizia adulta che mi riferisco. (Che poi il circolo sia vizioso è quasi da circolo vizioso dirlo, ma, come sempre, è meglio soffermarsi sulle cause che sugli effetti, ed è perlomeno sconveniente perpetuare confusioni e ambigue sovrapposizioni di carnefici e vittime.) E dirò che quella a cui mi riferisco non è nemmeno la pigrizia degli adulti in genere, quanto invece quella di coloro che - "storicamente" o "naturalmente" che sia - dovrebbero esser lì a darsi come labbra da cui radiosamente pendere in estasiato dondolìo: genitori e docenti.

Una delle affermazioni ricorrenti - che io però chiamo alibi - di insegnanti e genitori è quella per cui una serie di libri, in nome della loro presunta o effettiva complessità, sarebbero sostanzialmente improponibili ai bambini. Il libro di Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio. sarebbe uno di questi. Ora, io credo che il libro di Carroll - la cui migliore edizione italiana rimane a mio parere quella di Mondadori, tradotta e annotata da Masolino d'Amico - sia una delle storie imprescindibili, una delle "storie senza tempo" da leggere e rileggere più volte nella vita; credo però anche che si tratti di un libro davvero complesso, di non facile fruizione soprattutto da parte di bambini piccoli. Questo fatto, vero verissimo, è però superabile "tranquillamente": potrebbe bastare il non abbandonare in solitudine chi si accinga a leggere le storie di Alice. E questo, tra l'altro, costituirebbe per il bambino un supplemento di piacere: l'adulto che ti legge, ad alta voce, che ti sta vicino, che percorre con te i sentieri dei vasti mondi diramantisi dal vasto mondo, altro non è che una delle forme concrete e durature della felicità. Ma questa scelta presuppone una dedizione che non sempre si è - ahimè - disponibili a sentire e assumere, preferendo invece ripiegare su qualche cibo precotto nonché premasticato, e preponendo al nutrimento una presunta digeribilità. Questa pressoché incondizionata disponibilità allo svicolare e alle più forsennate banalizzazioni ha fatto le fortune degli editori più beceri, i quali hanno assecondato sempre e molto attivamente ogni pigrizia degli "educatori", ricavandone in cambio nient'altro che quello che si prefiggevano: danaro, "presenza nel mercato", ricchezza. A farne le spese sono stati i bambini e le storie, "categorie" entrambe maltrattate, derubate e svilite.

Ora il fragile alibi della complessità di Alice nel Paese delle Meraviglie non ha più ragioni di esistere. Se è vero che il libro che Carroll pubblicò nel 1865 rischia di non essere pienamente apprezzato da un bambino che da solo ne intraprenda la lettura, è altrettanto vero che esiste ora in italiano una versione di Alice scritta appositamente per i bambini più piccoli: una versione per fortuna non sciaguratamente rabberciata da qualche ignobile scrivente e stampata in modo altrettanto sciagurato da un editore senza scrupoli, bensì una versione scritta dallo stesso Lewis Carroll; il quale, ben consapevole della complessità del suo grande libro, la pubblicò nel 1890 intitolandola The nursery Alice con le illustrazioni di John Tenniel. Questa versione di Alice è stata ora pubblicata dalle Edizioni Sonda con il titolo Alice dei bambini. Certo, mancano le vertigini della "vera Alice" e, anche se molte vicende sono sostanzialmente le stesse, si tratta di un'altra cosa rispetto a quel capolavoro; anche questo però è un libro molto bello, per di più arricchito dalle squisite illustrazioni di Pia Valentinis e da due molto opportune appendici. La prima è una sintesi della biografia carrolliana scritta nel 1899 da Isa Bowman, una delle bambine che Carroll frequentò assiduamente; l'altra è un testo di Angelo Petrosino, traduttore e appassionato curatore del libro. Questa seconda appendice fornisce utili notizie sulla storia di Alice e del suo autore, e Petrosino, soffermandosi in particolare sull'infanzia di Carroll, ancora una volta si conferma instancabile e attento osservatore e narratore di infanzie.