I
maestri della lettura Omaggio a Giuseppe Pontremoli Atti del convegno Sabato 16 aprile 2005 Spazio Biblioteca Internazionale DOCET Bologna, Fiera del libro per ragazzi Enti promotori Centro
Regionale di Documentazione Biblioteche per Ragazzi Regione
Autonoma della Sardegna Provincia
di Cagliari In
collaborazione con: Nuove
Edizioni Romane Giunti
Editore Libreria per ragazzi Tuttestorie, Cagliari Relatori Roberto
Denti, Giuseppe Pontremoli
maestro e scrittore Fulvio
Panzeri, Elogio delle azioni spregevoli (presentazione sintetica del
libro e dei principali nuclei teorici) Celeste
Grossi École e la rubrica “Leggere gli anni verdi” Walter Fochesato, Gabriella Armando, Claudio Saba e Octavia Monaco presentano “Ballata per tutto l’anno”, Nuove Edizioni Romane, 2004 Lettori: Riccardo
Diana e
Beniamino Sidoti Coordina: Teresa
Porcella, docente di letteratura per l’infanzia, Università di
Cagliari
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Teresa Porcella: Benvenuti a questo incontro dedicato a Giuseppe Pontremoli. E' un incontro che ci vede numerosi e che idealmente vede presenti qui con noi anche le persone che non hanno potuto esserlo, in particolare Pino Boero e Matteo Faglia, i quali hanno inviato entrambi una nota scritta. Oggi si parla tanto della lettura, di piacere della lettura, di promozione della lettura; si parla poco invece di chi, come Giuseppe Pontremoli, ha attraversato in modo appassionato e inedito la pratica della lettura per comunicare con quelli che erano i suoi interlocutori abituali, cioè i bambini. Giuseppe Pontremoli era un maestro che ha fatto del suo mestiere e di questa pratica qualcosa di più di un momento diciamo così lavorativo: era il suo modo di essere, era un maestro nel vero senso della parola, perché sapeva ascoltare oltre che leggere; era questa la sua grande capacità, aveva il grandissimo dono di lasciarsi attraversare dal dialogo con i bambini, questa era la sua grandissima forza.
Pino Boero: "Non voglio parlare di Giuseppe Pontremoli al passato, voglio, invece, ricordarlo per due occasioni fra le tante di incontro con i suoi scritti che ho impresse nella memoria; la prima riguarda "Rossoscuola" e la sua rubrica "Leggere gli anni verdi": era la fine del 1988 (un secolo fa!) e il giovane maestro Pontremoli mi aveva invitato a collaborare alla rivista dove già teneva la rubrica memorabile "Leggere gli anni verdi", chiedendomi qualche contributo "provocatorio", capace di gettare un sasso nel famoso stagno rodariano... Non so se i miei pochi pezzi sulla rivista siano stati tali, so solo che i suoi, precisi, intriganti, dotti nella loro semplicità, mi catturavano e davvero contribuivano a dare un senso alto al mio, al nostro lavoro; Pontremoli passava con leggerezza da una conversazione fra madre e figlia colta al volo sul tram alla presentazione di Ciao, Andrea di Marcello Argilli e legava il suo ragionamento con quella forza utopica che appartiene agli autentici educatori e che vale la pena qui citare: "Se la casa fosse un luogo da cui si può scappare senza essere presi di mira dalle sentinelle; un luogo in cui tornare con piacere, per scelta e non per abitudine o per mancanza di scelta; un luogo in cui svegliarsi e non la tana nella quale ci si difende dal mondo facendo di sé una tana dentro la tana; sarebbe forse un luogo nel quale poter vivere davvero. Ma forse questo è possibile solo in presenza di rapporti che siano scelti liberamente, senza automatismi e coercizioni, e questo non accade troppo spesso, al contrario di quello che si dice. E per quello che riguarda lo scegliersi, ad esempio, i genitori, accade solamente nel giorno di San Giammai, al primo canto del gallo. Oppure in un romanzo molto bello di Marcello Argilli..." Ma voglio passare alla seconda occasione; possiedo ancora in biblioteca la prima edizione nei Libri per ragazzi di Einaudi di Le straordinarie avventure di Caterina di Elsa Morante (edito nel 1959) e più volte mi ero chiesto perché qualcuno non sistemasse i racconti per l'infanzia della scrittrice; fu una bella sorpresa nel '95 trovare in libreria per Einaudi Ragazzi Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina e altre storie, ma fu sorpresa ancora più felice trovare - caso credo unico nella collana "Storie e rime" - l'indicazione "a cura di Giuseppe Pontremoli" e leggere una densa postfazione dal titolo La preistoria di Elsa Morante, che mi colpì non solo per l'acutezza e l'acribia critica ormai consueta, ma anche per l'apertura che rileggo ora: "Questo libro vorrebbe essere un gesto d'amore. Un gesto d'amore per Elsa Morante, raccontastorie prodigiosa..." Gesto d'amore è stato anche
quello di Pontremoli verso i suoi lettori: ha trasformato il consueto
e la quotidianità in un magico incanto di parole ed è per questo che
il legame con la sua figura di Maestro, per quanto "affaticato
dal tempo", resta in me solido e tenace." Teresa Porcella: Ascoltiamo ora l'intervento inviatoci da Matteo Faglia, che sarà seguito dalla lettura di un brano tratto dal romanzo Il mistero della collina, che è stato il primo e ultimo romanzo pubblicato da Giuseppe Pontremoli: Matteo Faglia: "Grande divoratore di
letteratura, Giuseppe amava la lingua come materia prima da plasmare e
da utilizzare per quella che riteneva la più nobile delle arti:
raccontare storie. Prima lettura. Beniamino Sidoti: da Il mistero della Collina:
Teresa Porcella: E allora credo che sia già chiaro il nucleo di pensiero che ne viene fuori: il pensiero narrativo è più forte del pensiero improntato all'informazione; è uno dei temi ricorrenti dell'ultimo libro di Giuseppe Pontremoli, l'Elogio delle azioni spregevoli, dove il refrain è questo: le storie hanno una grande forza, rivelano i significati senza commettere l'errore di definirli, cioè di circoscriverli. Questo potere fecondo delle storie è ciò che gli ha consentito di essere maestro e scrittore ed è il tema di cui ci parlerà ora Roberto Denti. Roberto Denti: Maestro, Giuseppe
Pontremoli, e non insegnante; maestro che riteneva di aiutare i bambini
ad imparare, non a insegnare qualcosa; Maestro, in questo caso
possiamo dirlo con la M maiuscola, che ha portato nell'attività in cui credeva profondamente, in cui si divertiva sempre, il
suo pensiero, che è un pensiero di libertà, di libertà totale. Non
a caso a Milano, ha sempre fatto riferimento alla libreria Utopia, conosciuta come la libreria degli anarchici,
gente come sapete pericolosissima, che mette le bombe e via dicendo. A
parte gli scherzi, il pensiero di Giuseppe Pontremoli è un
pensiero libero, lui ha cercato, attraverso e non solo i suoi scritti,
questa libertà, e quando ascolterete le Poesie dei Mesi capirete che cos'è il senso
continuo di questa offerta di "essere in grado di essere liberi". Penso che non a caso, nei programmi
Moratti - che speriamo per tante ragioni crollino su sé stessi in
un modo ignobile, nel modo come meritano... - per la scuola elementare non si
parli di lettura,
perché può sempre saltar fuori, al livello di Giuseppe Pontremoli o a
un livello se vogliamo più "normale", un maestro che attraverso il libro può far capire
ai bambini che anch'essi possono diventare degli esseri liberi. Teresa Porcella Ringraziamo Roberto
Denti per questo bellissimo intervento. Sempre nell'Elogio Pontremoli
ricorda che l'avvicinarsi ai libri è sempre un avvicinarsi a
qualcosa che è problematico, e che suscita problemi. E' vero che se i libri li cerchiamo per dare
risposte abbiamo forse sbagliato l'approccio, per dare risposte ci
vogliono menti ricettive, per fare domande ci vogliono menti creative:
e il libro è questo, bisogna arrivare a farsi domande... Seconda lettura, Riccardo Diana, da Elogio delle azioni spregevoli:
Teresa Porcella: Ora passo la parola a Fulvio Panzeri. Vista questa immagine di bambino che è uscita fuori, bambino come individualità, nel senso che in realtà non esistono "i bambini", continuo invito di Giuseppe Pontremoli a evitare gli stereotipi sull'infanzia - questo mondo di orsetti coi grembiulini di cui parlava Peter Bichsel in Nel mondo ci sono più zie che lettori - ... questa immagine, dicevo, ci spinge anche a dire che non ci sono mondi dell'infanzia che siano staccati dalla realtà, che siano staccati dai bisogni di commercio con gli adulti; questo è il primo punto da cui partire per pensare a una nuova pedagogia, ed è di questo che ci parlerà Fulvio Panzeri... Fulvio Panzeri: L'idea di lettura che emerge da Elogio delle azioni spregevoli ha una forte valenza educativa. Oltre all'affermazione della lettura come piacere, espressa in modo molto forte, Pontremoli procede verso la necessità di costruire, attraverso i libri, una carica emozionale che serva al bambino più degli apprendimenti. Si tratta dell'affermazione di un progetto educativo a tutto campo, un progetto che a partire dal leggere determina il bisogno di crescita. Pontremoli infatti afferma la necessità della lettura come strumento per mettersi in gioco, ma un mettersi in gioco soprattutto dal punto di vista umano, come strumento di comprensione e di discussione della realtà, attraverso l'ipotesi di una lettura che struttura come persone intere, una specie di tensione ideale e di mappa di riferimento per affrontare il gran mare della vita. La lettura, come viene presentata in questo libro, diviene quindi, attraverso il racconto, una dimensione interiore, una parte di sé e della propria crescita, quasi un valore insostituibile, un valore fondamentale; si impara attraverso la lettura a diventare uomini, proprio attraverso i mondi che vengono offerti dalla lettura, sia che la lettura sia un racconto ascoltato come lettura di una voce, che porta dentro il cuore di una storia, sia come esperienza solitaria e individuale che scopre i nervi di ciascuna avventura umana. Il piacere della lettura delle storie, e l'incanto che questa attività è capace di creare, mette in crisi per Pontremoli tutti i sistemi pedagogici e tutte le pseudo teorie che la moderna pedagogia crea e ritiene, soprattutto a scuola, che siano da praticare in assoluto: ...per cui è vero, in questo libro c'è esattamente questa dimensione della libertà di cui accennava Denti. E' questo il messaggio forte che io vi ho trovato ed è il messaggio di fondo che ci lascia Giuseppe Pontremoli. Le azioni spregevoli cui fa riferimento, sono quelle che per anni sono state stigmatizzate nella rete del pregiudizio dell'apparato scolastico ed educativo e sono relative alla pratica del leggere libri e del raccontare storie inventate, considerate attività non di qualità ma di disonore da molti dirigenti scolastici. Pontremoli ci fa tantissimi esempi, anche attraverso figure letterarie, come quella del signor Gradgrind in Tempi difficili, bellissimo romanzo di Dickens. E' solo un esempio tra quelli che Pontremoli riporta nei vari percorsi di lettura di cui si costituisce il libro. Tra i più divertenti e significativi ricordiamo appunto quello a cui è stato già accennato, il rapporto "tra le zie e la lettura", un rapporto che è stato ricostruito in parallelo a quello tracciato da Peter Bichsel in un celebre saggio uscito negli anni 80 sulla letteratura dell'infanzia, una specie di paradosso proprio sulla ricezione della letteratura per i bambini. In questo percorso Pontremoli distrugge e insieme ci fa capire quelli che sono le convenzioni e i conformismi "delle zie" nelle scelte dei libri da far leggere ai bambini. Lo fa con un taglio diverso da quello di Bichsel; Bichsel era, come dire, fortemente ironico, in Pontremoli questa ironia prende un taglio anche beffardo e distruttore. Un altro percorso di lettura che c'è in questo libro è assolutamente divergente da certa retorica che a volte costruiamo intorno a questi temi, un percorso sulla pace e la guerra nei libri per ragazzi, con l'indicazione di tre titoli di riferimento: Rosa Bianca uno dei capolavori di Roberto Innocenti, Naftali di Singer, un altro libro straordinario, e ancora un libro molto bello che forse non esiste nemmeno in edizione per ragazzi, perché era uscito in una edizione per adulti, Harun e il mare delle storie del grande Shalman Rudshie. I tre protagonisti di queste storie, secondo Pontremoli, Rosa Bianca, Harun e Naftali, indicano una vera e propria condizione della pace. Perché, secondo Pontremoli sono privi di ipocrisie e di ideologia e di potere, forti soltanto del proprio sentire e delle proprie aperture, sono un po' come il vento, le stelle, come il mare. Nel suo libro Pontremoli traccia anche una forte autobiografia... E ora non vi nascondo di essere un po' emozionato, perché questo è un libro che ho sentito molto, un libro che ha portato veramente nuova linfa nell'ambito della discussione sui temi della lettura, dopo anni in cui siamo andati avanti, anche noi giornalisti e critici, scrivendo, come dire, certo, delle cose giuste, ma in qualche modo anche ripetendoci. Pontremoli di fatto ci ha suggerito delle strade assolutamente diverse, dei percorsi diversi, come dire l'unione tra il piacere e l'ideale, un invito a non fermarsi all'atto di dire che leggere è bello, leggere è piacevole, ma ad andare più in là e a dare una nuova motivazione al leggere dei bambini. Non solo una motivazione basata sul piacere, ma una motivazione basata sul bisogno di costruire sé stessi. Mi ha colpito molto, in questo libro, risentire parlare di due grandi modelli educativi e pedagogici, Don Milani e Pasolini, la cui lezione è stata assolutamente dimenticata in questi anni, una lezione che Pontremoli riporta invece in evidenza. E' bene che
adesso io non mi dilunghi, termino il mio intervento con un invito alla lettura
del libro, però prima voglio leggervi quello che Pontremoli dice su Pasolini e su Don
Milani, perché credo che sia uno dei grandi messaggi e una delle
grandi eredità che ci ha lasciato: Roberto
Denti:
Le parole dell'amico Panzeri ci invitano tutti a leggere o a
rileggere l’Elogio delle azioni spregevoli, perché questo libro è
così pieno di suggestioni, che non si finisce di coglierne di nuove
anche rileggendolo. Volevo sottolineare un particolare: in questo
libro Mario Lodi non è mai citato. Rifletteteci, Lodi non è citato,
Rodari una sola volta… era il suo modo di pensare diverso a persone
che hanno contribuito certamente allo svilupparsi della letteratura
per ragazzi, ma che erano molto lontane dalla sua idea di libertà.... Teresa
Porcella: Aggiungerei qualcosa a ciò che ha detto Roberto Denti… Quello che colpisce nell'Elogio delle azioni spregevoli è un po' come un desiderio avverato, perché sono anni che si sente parlare indistintamente e anche con una certa noia di piacere della lettura, mentre sembra che usare la parola etica – etica della e nella lettura - sia brutta abitudine e sia meglio evitarlo. Credo che in qualche modo Pontremoli abbia richiamato l'attenzione sul fatto che parlare del piacere della lettura - che è un po' come parlare della pace, bisogna volere la pace, è un luogo comune, poi bisogna vedere come, e sul come cominciamo a confrontarci -, richieda anche di parlare di etica della lettura…. Pontremoli ha tracciato un percorso letterario molto serio e molto ragionato, che non è una semplice indicazione bibliografica, che pure esiste ed è sconfinata, è un libro ricco di percorsi, a saperlo leggere e a saperli ritrovare, ma parte da un assunto fondamentale, che in qualche modo il nostro compito di essere uomini e donne passa per l'auto strutturarci e come diceva lui per creare un commercio ben più che fecondo tra i desideri e la memoria, tra il prefigurato e il configurato… E questo commercio dentro noi stessi deve necessariamente passare all'esterno: la lettura è sostanzialmente questo, è il nostro commercio con gli altri, ancora più forte tra adulti e bambini laddove i bambini hanno una memoria corta e dei desideri lunghi e gli adulti vivono alla rovescia; è un rapporto di compensazione al quale i nostri stili di vita ci hanno disabituato, non c'è più il tempo per questo commercio… Allora credo che sia fondamentale ritornare a questo, mi sembra questo il nucleo forte di un libro che - forse dirò una cosa poca simpatica - per me vale molti Pennac... Fulvio
Panzeri:
Io aggiungerei che proprio a livello di discussione sul tema
della lettura, l’Elogio delle azioni spregevoli ha la stessa
valenza che ha avuto negli anni 80 un libro fondamentale come Lettore
e narrare di Peter Bichsel, che ha aperto una nuova strada… Credo
che questo libro di Pontremoli rappresenti un punto fermo su cui
lavorare nei prossimi anni… Teresa
Porcella: Direi anche che i temi di riflessione presenti nell'Elogio sono stati temi che Giuseppe ha tracciato sistematicamente nella sua attività non soltanto di maestro e di scrittore di libri, ma anche di scrittore per le riviste, che forse è stata la sua attività principale, la sua produzione come giornalista è stata altissima… Passerò ora la parola a Celeste Grossi, direttore della rivista école, ma prima vorrei leggervi ciò che Celeste mi inviò quando le chiesi un profilo della rivista, sono parole che mi hanno colpito molto. Dice Celeste che la rivista "école è uno spazio dove ipotesi azzardate e pareri divergenti possono fare cortocircuito con grazia”… Ecco credo che questa sia stata anche la misura degli scritti di Pontremoli… Celeste
Grossi:
Finora non si è parlato di Giuseppe grande raccontatore, perché
Giuseppe non era soltanto un grande lettore e un grande scrittore, ma
era anche un grande raccontatore… Se chiudo gli occhi risento ancora
la sua voce calda e bassa, la voce con cui cantava i libri… I
lettori e le lettrici di école
aspettavano sempre l'ultima pagina della rivista, sapevano che quella
era la pagina in cui Giuseppe aveva parlato, in cui avrebbe suonato i
libri, perché Giuseppe lo faceva in modo amorevole e armonico, in
modo meraviglioso, creando un percorso incantato: Giuseppe costruiva
storie fatte di storie, toccava con leggerezza i tasti della ragione e
della meraviglia.
Con la sua rubrica Leggere
negli verdi prima su RossoScuola, dal 1987, e poi su école
sino all'ultimo anno e alla sua ultima rubrica nel 2004, Giuseppe ha
guidato maestri e maestre dentro un bosco di storie e ha creato dei
percorsi di lettura con i quali accompagnare le bambine e i bambini
nel crescere, accompagnarli a diventare delle donne e degli uomini
liberi, delle donne e degli uomini di pace. Anch'io, preparando questo
intervento, pensavo come Roberto Denti al fatto che Giuseppe era
venuto a sapere da Henrich Boll che “leggere fa pensare, può
farti libero e ribelle” e questo per Giuseppe era assolutamente
essenziale. Giuseppe diceva, questa è una sua citazione,: “...raccontare
storie ai bambini, aiutarli a crescere, aiutarli a imparare a vivere.
Vivere. Crescere.
Non: sopravvivere; non: trascinarsi; non: adeguarsi all’esserci
consentendo comunque."
Anche questa è una
citazione dell'Elogio delle azioni
spregevoli. Per Giuseppe le bambine e i bambini sono dotati di
qualità diverse, speciali, sono esseri umani interi; l'infanzia non
è per Giuseppe un transito verso il futuro, uno stadio inferiore
dell'essere umano. La passione per la letteratura e per l'insegnamento
che si trova in tutto ciò che Giuseppe ha scritto, è una passione
travolgente e contagiosa. Giuseppe è stato un maestro elementare da
quando aveva vent'anni, è stato maestro per passione, non per
ripiego, e come scelta di impegno civile, come scelta di impegno
esistenziale, è stato un maestro di libertà e di pace. Giuseppe
pensava, e lo scriveva, che fare scuola è un compito globale. Nella
scuola italiana questo concetto è diventato estremamente impopolare,
ad esso si va contrapponendo il tecnicismo e la didattica fine a se
stessa. Giuseppe non voleva certo riproporre l'educazione contro
l'istruzione, né tanto meno, come già è stato detto, un bambino
tutto “fantasia intuizione e sentimento”… Però voleva
sottolineare una convinzione assolutamente ferma, fermissima:
"per le bambine e i bambini l'essenziale è che possano vedere
qualcuno che ascolta, parla legge scrive dubita riflette si emoziona
scava e non si accontenta e non si basta e scruta e scruta e racconta
e racconta e cammina cammina; e tutto dentro la situazione, quella lì,
con tenerezza e furia, con passione.” Occorre un appassionato
spendersi e giocarsi, mettersi in gioco come persona, completamente in
gioco. Giuseppe temeva soprattutto gli effetti negativi di chi per
delusione storica, per dolore privato, per frustrazione di una velleità
personale, ha accettato ed eletto l'indifferenza a documento della
propria identità. Temeva l'invincibile ansia di conformismo di cui
parla Pasolini, e la rassegnazione, cioè una scelta di morte. A
proposito della morte della scrittrice Astrid Lindgren, l'inventrice
di Pippi Calzelunghe nel 2002 Giuseppe scrisse su école
che si doveva ricordarla con malinconica allegria e con allegra
malinconia e noi così oggi vogliamo ricordare lui. Giuseppe in école
non è stato solo il rubricista di Leggere negli anni verdi, Giuseppe
è stato fondatore di école, la terza serie della nostra
rivista, quella avviata a gennaio 2001 é una sua creatura. Il ruolo
di Giuseppe non si è mai limitato a quello di un redattore e nemmeno
a quello, per noi preziosissimo, di essere una enciclopedia viva della
letteratura a cui a volte attingere per meglio sostanziare le nostre
scelte redazionali. Giuseppe è stato essenziale per decidere che tipo
di giornale fare e a chi rivolgersi. E insieme a lui e grazie al suo
tenace contributo che abbiamo deciso che la nostra sarebbe stata una
rivista di idee per l'educazione, uno strumento di ricerca intorno al
sapere che attraversa generi e generazioni, punti di vista; un luogo
comune di donne e di uomini, uno spazio pubblico dove s'incrociano
esperienze e storie di chi la scuola la abita nel cuore a partire da sé.
Una rivista di frontiera, tra politica e linguaggi, tra
rivendicazionismo e letteratura, né sindacale né didattica. E’
grazie a lui che ci siamo ostinati a farla con categorie di pensiero
non stereotipate, che abbiamo esplorato curiosamente il vecchio con un
atteggiamento laico, non di rifiuto a priori del nuovo. Con lui
abbiamo deciso che avremo mantenuto una radicale estraneità ai
disvalori dell'aziendalismo. Per noi, per Giuseppe gli studenti non
sono degli utenti, sono degli abitanti, sono parte viva
dell'ecosistema scuola, e gli insegnanti non sono soltanto degli
strumenti di gerarchia e di tecnicismo come via via si sono affermati,
soprattutto nell'ultima fase con la riforma Moratti e sempre di più
anche nella scuola di base. E’ insieme a Giuseppe che abbiamo scelto
che la nostra rivista avrebbe avuto uno stile narrativo che
privilegiasse il racconto di chi la scuola la abita, delle relazioni
tra le persone che nella scuola si intrecciano. Una rivista non auto
referenziale che nel raccontare la scuola partisse da noi. Io ricordo
una discussione con Giuseppe in cui a un certo punto aveva detto:
“…dobbiamo guardare al nostro ombelico prima di scrivere”. Giuseppe, anche quando in redazione parlava di una circolare ministeriale, raccontava una storia. Giuseppe ci manca molto, fortunatamente ha scritto tanto e grazie anche all'accurato e affettuoso contributo di Alberto Melis molti dei suoi scritti si possono oggi trovare sul sito www.giuseppepontremoli.it. Chiunque di voi lo desideri, può chiedere all'indirizzo di école, coecole@tin.it , il cdrom che abbiamo preparato con tutto quello che Giuseppe ha scritto sulla nostra rivista. In questo cd troverete anche due cose che hanno a che fare con lui ma non appartengono direttamente all’esperienza di école. L'incredibile storia del cardellino dipinto, una lezione di letteratura, musica pittura e scienze naturali che Giuseppe ha preparato insieme ad Andrea Rosso, e una scelta di brani che Giuseppe aveva scelto per recitarli e leggerli nel Giorno della memoria. Roberto
Denti:
Per chi non ha avuto la fortuna di conoscere Giuseppe volevo
raccontare non un anedotto ma una storia vera, raccontata dal suo
editore. Come sapete per la legge dell'editoria italiana l'autore è
padrone del testo, non del titolo. Ricordo per esempio l’episodio
capitato a Moravia con Bompiani, che gli fece cambiare il titolo di
due romanzi, Lui e La Cosa, che Moravia aveva in realtà
intitolato con i nomi degli organi sessuali maschili e femminili.
Quando Giuseppe ha mandato all’editore questo libro, l’Elogio
delle azioni spregevoli, gli ha detto: “Spero che gli interessi,
in ogni caso il titolo non si cambia, ci pensi prima di leggere il
libro...”. Teresa
Porcella: Passo ora la parola a Riccardo Diana che ci leggerà Rabbia Birabbia Terza lettura, Riccardo Diana, da Rabbia Birabbia:
Rabbia Birabbia
perché c'era silenzio in inverno in estate Un giorno s'arrabbiò però ne tenne un
mucchio Teresa
Porcella: Rabbia Birabbia è stata la composizione che ha dato il nome al primo libro di Pontremoli, che possiamo oggi ritrovare integralmente nel volume Ballata per tutto l'anno e altri canti, di cui ci parlerà Gabriella Armando come editore. Poi apriremo una discussione, nei termini consentiti dal tempo a disposizione, insieme a Walter Fochesato, Octavia Monaco e Claudio Saba, sul rapporto, il contrappunto, diciamo così, tra testo e immagini in questo libro, che è un libro particolare, per fortuna non definibile né per grandi né per bambini, e forse già questo è un punto di partenza... Gabriella
Armando:
Un maestro del nord, Angelo Petrosino, mi mandò un
dattiloscritto con due righe dicendomi che c'era un altro maestro, che
si chiamava Giuseppe Pontremoli, che aveva scritto delle poesie e
voleva che io le leggessi; lessi le poesie di Rabbia
Birabbia molti molti anni fa. Alla prima lettura vidi che erano
delle poesie per bambini, nel senso che erano poesie per tutti, che
dovevano essere pubblicate, non potevano non essere pubblicate. E così
conobbi prima la voce e poi la persona Giuseppe Pontremoli, che ho
visto pochissime volte nella vita. Realizzammo un primo librino,
veramente molto piccolo, su un suo desiderio relativo alle
illustrazioni: gli avrebbe fatto piacere essere illustrato da un tale
Ma ticchio, che in quegli anni non era ancora noto e importante come è adesso. E
così il piccolo libro fu illustrato in bianco e nero da
Maticchio e ci permise di conoscere Pontremoli, che venne a Roma per
vedere le bozze… …E' nella
correzione delle bozze che si conoscono gli autori e si conoscono gli
uomini, gli esseri umani. Si possono approcciare queste situazioni con
prosopopea, con ansia, con aggressività, con tanti atteggiamenti
diversi. Giuseppe le affrontò con assoluta semplicità e umiltà,
cosa che ci fa ricordare quei giorni come dei giorni ricchi di grandissimo
piacere, il lavoro insieme su un libro di un autore e di un
illustratore che non conoscevo e che poi di persona non ho mai
conosciuto, e questa fu la primissima esperienza e il primissimo
incontro. Passarono gli anni e alla fiera dell'altro anno, esattamente
in questi giorni, mentre mi aggiravo nei corridoi di Docet, sentii una
notizia a cui mi sembrava
impossibile credere. Dovetti crederci. Giuseppe Pontremoli a 48 anni
se n'era andato in pochissimo tempo: e non mi sembrò una cosa
sopportabile. Un anno dopo siamo qui
e la nostra casa editrice ha pubblicato un libro, ricordando Rabbia
Birabbia, riproponendo Rabbia Birabbia,
riproponendo queste poesie che erano un po' dimenticate e proponendo
insieme ad esse un nuovo testo che Pontremoli ci aveva lasciato per farne un
calendario e noi non eravamo riusciti a farlo questo calendario…
Misi insieme questi versi, mi dissi che era l'unica cosa che potevo
fare, per accettare che un uomo così intelligente, così delicato, se
ne fosse andato prima di noi, e a questo punto rimisi questo testo
alla persona che cura la grafica nella mia casa editrice, Claudio Saba,
e gli dissi: “Claudio, devi fare un libro bellissimo”.
Claudio ci pensò un po' e disse: “Lo faccio illustrare da
Octavia Monaco. Che ne pensi?”.
E Octavia Monaco, che è un nome importante, che è questa
giovane signora seduta alla mia destra, che io ho visto due tre volte
nella mia vita, fu contenta… Penso che avesse molto lavoro da fare,
ma fu contenta e si dedicò totalmente a questo libro. È nato un libro. Pensavo in questi giorni che con questo libro e con l'Elogio delle azioni spregevoli, entrambi difficilissimi da trovare in libreria - e quindi a Milano rivolgetevi a Denti, nelle altre città fate qualcosa, perché sono editi da piccoli editori, e quindi hanno difficoltà di diffusione, e però sono reperibili, con un po' di buona volontà – pensavo, dicevo, in questi giorni, per questo libro, a quanto la convinzione di un uomo si faccia carne. Quest'uomo di cui vi è stato raccontato con quel po' di agiografia che misteriosamente conduce la morte, questa cosa che è assurda da certi punti di vista ma da altri va accettata... cioè che la morte, alle volte, porta dei riconoscimenti che non ci sono stati in vita... Mi hanno raccontato che in vita
Giuseppe soffrì tantissimo per arrivare alla pubblicazione del libro
a cui teneva moltissimo e che è il suo testamento spirituale, L'elogio
delle azioni spregevoli… Eppure vi è a volte questa incredibile
giustizia delle cose, la morte gli ha portato la notorietà a certi
livelli che non gli ha portato la vita, forse se fosse stato ancora
vivo non saremmo oggi qui così in tanti... Ma va bene così. Perché
va bene così? Perché con questi due libri riconosciuti dopo la
scomparsa fisica di una persona, questa persona conferma la sua verità
e la sua certezza, che è
nel libro, è nella storia bella che c'è dentro il libro e nella
poesia in questo caso, e nella narrazione, nella riflessione che c'è
nel libro…E’ in questo che ci può essere e che in questo caso c'è
la vita... Teresa
Porcella:
Un'ultima cosa, prendendo spunto da Rabbia Birabbia, che io da insegnante elementare leggo sempre ai miei bambini. In anni molto lontani feci una breve recensione su Andersen che mi costò, ma ne fui contento, una letteraccia di un grande editore, il quale mi rimproverava di aver parlato bene di un autore che era soltanto, ahimè, secondo lui, un imitatore modesto e ripetitivo di Scialoia. Ovviamente risposi come sono solito fare, per le rime, a questa lettera, ma ora riascoltando Rabbia Birabbia ne ho colto anche la straordinaria attualità... Perché noi, in tutti questi anni, abbiamo seguito l'invito di Pontremoli, ci siamo tenuti nelle tasche le nostre buste e in queste ultime settimane, e spero così faremo nei prossimi mesi, le stiamo finalmente aprendo* Teresa Porcella: Passo ora la parola a Claudio Saba... Claudio Saba: L'emozione è molto alta e vorrei romperla con altri elementi, magari passando a un altro tipo di emozione, quella che mi ha preso in questi giorni di Fiera, nei primi giorni in cui sembrava, quando eravamo dall'altra parte e parlavamo di libri, che si stesse palesando l'impossibilità di continuare a farli, questi libri... C'era insieme a noi Roberto Denti, e tanti altri, e sembrava proprio che questi piccoletti, noi piccoli editori che facciamo libri con amore, probabilmente fossimo arrivati all'ultima spiaggia: ci siamo detti che questa volta veramente non ci saremo risollevati e per due giorni questo è stato il pensiero che ci ha accompagnato... Poi oggi c'è stata, sempre al settore internazionale, una bellissima celebrazione di Chiara Carrer, una molto brava, che probabilmente tutti voi conoscete e che ha fatto tanti bellissimi libri e tanti bellissimi libri apparentemente molto difficili da fare. Mi sono poi ricordato quando due anni fa ho incontrato Pontremoli qui, per caso, credo proprio nell'ultimo giorno della Fiera del libro per ragazzi, e tra un caffè e l'altro a un certo punto mi fa vedere una roba, e questa roba era un menabò molto grande, un formato 40 per 40, e dentro c'erano delle parole scritte in corpo 60, insomma grandissime, ed era la Ballata dei mesi. Lo guardai così, un po' costernato e gli dissi: "Giuseppe questo è un libro che noi in genere non facciamo", perché poteva sembrare il classico albo illustrato, ma le poesie erano talmente belle che me le portai a casa, e poi le ho ritrovate. Ancora dopo, dopo tutto quello che è successo, un giorno è arrivata Gabriella che mi ha detto: "Questo libro facciamolo. Perché è troppo bello." Questa cosa a dire la verità non mi ha sconvolto più di tanto, devo essere sincero, perché lavorare a un libro di libertà, a un libro di sfida, è una situazione che conosco e che conosciamo abbastanza bene; e poi, già cominciando a riflettere su questo lavoro, dopo un attimo appena capii quello che vorrei sottolineare oggi, un aspetto cioè del nostro lavoro di cui non ci si rende tanto conto e che invece per questo libro è stato molto forte. È bello il termine che è già è stato usato, contrappunto musicale, che effettivamente è un po' la chiave di volta nella costruzione di un libro... Nell'esperienza di questo caso specifico però, oltre che il contrappunto tra parola e immagine, tra testo immagine, c'è stato un altro elemento che di solito resta nascosto nella solitudine del proprio rapporto con la costruzione del libro, ed è molto importante. È una "paura" che si deve riuscire a vincere, la paura della pagina vuota, una paura che gli artisti conoscono benissimo e sulla quale potrebbero dire tante cose, e noi grafici anche, su un altro piano, perché è veramente terrorizzante. Il libro di Pontremoli era un libro d'incanto, di poche righe però, e quando succede una cosa del genere la tentazione di "riempire" in qualche modo la pagina è una spinta troppo forte, che viene da una cultura che non ha capito bene cos'è l'immagine, e soprattutto viene dalla televisione: è difficile resistere alla pressione che si debbano comunque riempire le pagine, e allora il contrappunto che preferisco sottolineare in questo libro, prima di lasciar parlare Octavia, è proprio il rapporto... tra ciò che in questo libro c'è e ciò che in questo libro non c'è. Octavia Monaco:
Nelle ballate, nelle dodici ballate, ricorre sempre un noi che nelle mie immagini non è risolto; ho attinto all'iconografia astrologica, ma non solo alle immagini che evocano i segni; ci sono riferimenti mitologici; ci sono dei riferimenti anche all'arte, ad esempio nel mese di marzo la sirena è la sirena invertita di Magritte; c'è un piccolo frammento dell'Allegoria del buon governo del Lorenzetti. Questo fa sì che questo libro sia un libro complesso nella lettura... Ma io con Pontremoli sicuramente condivido la fiducia riguardo la possibilità di lettura del bambino... La parola come sappiamo è metà di chi la scrive e metà di chi la legge, l'immagine anche, ha come ultimo creatore il lettore e confido sulle capacità del bambino, se guidato all'osservazione, che è fondamentale, e gli si da quindi il tempo di cogliere l'immagine, di costruire una sua relazione, anche se non coglie tutto. Questo libro ha sicuramente possibilità di lettura diverse, di approfondimento e di percezioni di contenuti diversificati secondo l'esperienza del lettore, ma confido appunto che possa essere anche in questo un libro per bambini... Teresa Porcella: Io chiederei a Riccardo Diana di chiudere così come abbiamo iniziato, con la lettura di un altro brano. Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questa giornata, cioè il Centro servizi bibliotecari della provincia di Cagliari, il Centro di documentazione biblioteche per ragazzi, la libreria Tuttestorie e Giunti editore che ha contribuito mettendoci a disposizione Il mistero della collina. Ringrazio vivamente Gabriella Armando e tutto lo staff delle Nuove Edizioni Romane, sono stati qualcosa di più che un sostegno, perché sono stati veramente una presenza forte nella volontà di esserci e ringrazio Alberto Melis, che è stato uno degli ideatori occulti di questa giornata e che non ha voluto comparire: lo ringrazio di cuore per aver fatto un'operazione importante, che è stata quella di mettere online tutti gli scritti di Giuseppe Pontremoli, insieme a quelli a lui dedicati, e quindi di fare quello che si fa quando si vuol bene a qualcuno, tenerlo vivo e presente, anche per gli altri.... Quarta lettura, Riccardo Diana, La ballata dei mesi:
Gennaio Nel mese dell'inverno, quando c'è freddo e gelo vogliamo intorno al fuoco far risate e canzoni parlare con gli amici e dipingere il cielo dedicarci all' amore
non avere padroni. Febbraio E dopo, quando arriva il mese ch'è del fango vogliamo star con gli occhi a seguire i canali che sui vetri disegnano arabeschi di luce dedicarci all' amore cantare
madrigali. Marzo Vogliamo tutto il mese quello di primavera spumeggiante di fiori desideri ed incanti riuniti insieme al fresco al fresco della sera cantare l'amore alle ombre vaganti. Aprile Vogliamo quando è Pasqua dentro i giorni e le notti rotolarci nei prati e raccontar novelle mentre col naso in aria nella sera noi tutti canteremo l'amore e conteremo le stelle. Maggio Vogliamo che le case nel mese della gioia sian piene di colori e di profumi ardenti saluterem la luna e il cielo che l'ingoia canteremo l'amore coi visi più contenti.
Giugno andremo incontro al sole ci stenderem nei prati a sentire gli uccelli vogliamo avere ancora soltanto una premura dedicarci all' amore e sfiorarci i capelli. Luglio E dopo, quando arriva il mese ch'è del fieno rinfrescheremo i visi e le membra sudate vogliamo poi la sera specchiarci al ciel sereno dedicarci all'amore rincorrendo le fate. Agosto Vogliamo poi nel mese nel mese in cui si miete saltare negli stagni nei laghi e nei torrenti far compagnia alle rane ai pesci e nella quiete dedicarci all' amore fischiettando tra i denti. Settembre E quando poi arriva il mese ch'è ventoso rincorrerem colori e godremo la brezza che penetra nel viso e ci culla il riposo canteremo l'amore con chiara tenerezza. Ottobre Nel mese di vendemmia solcheremo i sentieri per il seme e la voce della nuova avventura faremo feste e danze all'oggi fatto ieri canteremo l'amore sferzando
ogni paura. Novembre Nel mese dell'autunno col vino più maturo ci prenderem per mano e guarderemo i campi vogliamo con gli sguardi forar la terra dura dedicarci all' amore e non aver rimpianti. Dicembre E quando poi arriva il santo ultimo mese nascosti nei mantelli nella neve a giocare ci assalirà il ricordo delle chiare stagioni canteremo l'amore iniziando a sognare. *
si erano da poco svolte le elezioni regionali del 3 - 4 aprile 2005 |