Singer, sia pronunciato e lodato il suo nome Rubrica Leggere gli anni verdi école ottobre 1994 |
Nel panorama italiano
attuale della cosiddetta letteratura per l'infanzia, la casa editrice
Salani costituisce un punto di riferimento di particolare felicità.
Le ragioni sono innumerevoli, e una di esse è sicuramente la presenza
in catalogo dei libri di Astrid Lindgren, la quale ha scritto molto, e
con esiti sorprendentemente difformi: il che, tradotto in brutalese,
significa che ha :scritto
sia libri molto belli sia "cosette" di medio spessore sia
insulse pappette. Ma se su queste ultime preferisco stendere un
robusto e impietoso velo, a quelli mi rivolgo con estrema gratitudine:
Pippi Calzelunghe, Mio piccolo Mio, I fratelli Cuordileone, Ronja (quest'ultimo,
veramente molto bello, non ancora edito da Salani, è disponibile
presso Mondadori, da cui è stato anche pubblicato, nella collana
"Infanzie", un bel libro curato da Emy Beseghi, Nel
giardino di Gaia, contenente tra l'altro - ma il libro è da
leggere tutto - un
utile Alla
Salani sono giustamente orgogliosi di Astrid Lindgren. Quando
ho letto quelle parole e quella firma, io, singeriano osservante, ho
avuto impulsi distruttivi; poi mi sono calmato Un
brutto infortunio, molto sgradevole. Per
rimediare, la bravissima Donatella Ziliotto ha scritto -
facendola pubblicare
su "Andersen", che aveva distribuito il catalogo -
una lettera intitolata
"Mea culpa". Dice: «Le considerazioni sulla lettura che
compaiono in quarta di copertina del Catalogo Salani non sono di
Astrid Lindgren, ma di Isaac Singer. La responsabilità della svista
è mia. A una conferenza in ebraico al Congresso di Letteratura
Infantile aTeI Aviv, l'anno scorso, l'interprete ha così tradotto:
"La Lindgren sottoscrive il famoso Decalogo" (che seguiva).
Se Singer sia così noto in Israele da non riportarne il nome, o se il
nome sia stato tralasciato dall'interprete, non so. La Lindgren ha dunque
condiviso, non firmato. E io, equivocato.» E
molto probabile che, delle due ipotesi avanzate da Donatella Ziliotto,
quella relativa all'interprete sia la più ragionevole. A me però
piace credere vera l'altra: felice, infatti, quel paese in cui Isaac
Singer sia così noto da non doverne riportare il nome. Tanto più che
Israele è, dal punto di vista della letteratura, straordinariamente
felice: Davìd Grossman, Amos Oz, Abraham Yehoshua, Iaakov Shabtai,
Savion Liebrecht... Senza dimenticare poi che proprio la Salani ha
pubblicato un libro bellissimo come L'isola in Via degli Uccelli di
Uri Orlev. A me - ripeto: singeriano osservante - piacerebbe molto vivere in un paese in cui Singer sia conosciuto al punto da rendere superfluo dirne il nome. E invece sono qui, in questo nostro, dove - nonostante le meritorie imprese di editori come Garzanti (Quando Shlemiel andò a Varsavia), come Bompiani (Zlateh la capra e Un giorno di felicità), come Salani (lI golem e Naftali il narratore e il suo cavallo Sus) i bambini e i ragazzi che conoscono questo narratore immenso sono proprio pochi (ma i miei alunni sì, dico con orgoglio). Sono qui, in questo orrendo paese in cui nessuno si è accorto che la Einaudi Ragazzi ha ripubblicato Una notte di Hanukkah (di cui peraltro già nessuno si era accorto quando uscì nel 1982 presso la Emme). Sì, ahimè, sono qui, in questo triste paese in cui temo continuerà a rimanere senza risposta l'accorata domanda di protesta che già su un vecchio numero di école avevo rivolto e che qui, con vigore rinnovato, voglio riproporre: cosa aspetta la Salani a pubblicare quella stupenda storia che è Mazel e Shlimazel ovvero Il latte della leonessa, pubblicata nel 1971 da Longanesi e ovviamente introvabile? Chissà cosa aspetta, e se aspetta. In ogni caso, se vi volete bene, e se volete bene ai vostri figli, ai vostri genitori, ai vostri amici, ai vostri alunni, cercate in biblioteca. E fotocopiate. |