Singer, sia pronunciato e lodato il suo nome

Rubrica Leggere gli anni verdi

école ottobre 1994

                                                                                                           

  Nel panorama italiano attuale della cosiddetta letteratura per l'infanzia, la casa editrice Salani costituisce un punto di riferimento di particolare felicità. Le ragioni sono innumerevoli, e una di esse è sicuramente la presenza in catalogo dei libri di Astrid Lindgren, la quale ha scritto molto, e con esiti sorprendentemente difformi: il che, tradotto in brutalese, significa che ha :scritto sia libri molto belli sia "cosette" di medio spessore sia insulse pappette. Ma se su queste ultime preferisco stendere un robusto e impietoso velo, a quelli mi rivolgo con estrema gratitudine: Pippi Calzelunghe, Mio piccolo Mio, I fratelli Cuordileone, Ronja (quest'ultimo, veramente molto bello, non ancora edito da Salani, è disponibile presso Mondadori, da cui è stato anche pubblicato, nella collana "Infanzie", un bel libro curato da Emy Beseghi, Nel giardino di Gaia, contenente tra l'altro - ma il libro è da leggere tutto - un utile saggio di Mirca Casella dedicato a Astrid Lindgren e l'invisibile filo della differenza).

Alla Salani sono giustamente orgogliosi di Astrid Lindgren. E così, dopo avere pubblicato nella collana "Gl'istrici" Pippi Calzelunghe, Rasmus e il vagabondo e Mio piccolo Mio, a Pippi e a I fratelli Cuordileone hanno recentemente dedicato due bei "Superistrici", hanno pubblicato una piccola plaquette tutta lindgreniana e hanno riservato al cinquantesimo compleanno di Pippi la quarta di copertina del catalogo della casa editrice. In essa, ad accompagnare gli auguri compaiono queste parole: «I bambini leggono i libri e non le recensioni. (...) Amano le le storie interessanti, non i commentari e le note a piè di pagina. Quando il libro è noioso sbadigliano senza pudore, senza preoccuparsi dell'autorità. Non si aspettano che il loro autore preferito salvi l'umanità. Giovani come sono sanno che non sta in suo potere. Soltanto gli adulti hanno delle illusioni così infantili». Firmato: Astrid Lindgren.

Quando ho letto quelle parole e quella firma, io, singeriano osservante, ho avuto impulsi distruttivi; poi mi sono calmato e ho scritto una garbata letterina alla Salani, segnalando l'infortunio. Infortunio, sì, perché quelle sante parole non sono   della Lindgren, bensì di Isaac Bashevis Singer, il quale le pronunciò dicendo di avere «cinquecento ragioni per cui incominciai a scrivere per i bambini, ma per risparmiare il vostro tempo ne citerò solo dieci»: quelle, appunto, che nella quarta di copertina del catalogo Salani vengono attribuite alla Lindgren.

Un brutto infortunio, molto sgradevole.

Per rimediare, la bravissima Donatella Ziliotto ha scritto - facendola pubblicare su "Andersen", che aveva distribuito il catalogo - una lettera intitolata "Mea culpa". Dice: «Le considerazioni sulla lettura che compaiono in quarta di copertina del Catalogo Salani non sono di Astrid Lindgren, ma di Isaac Singer. La responsabilità della svista è mia. A una conferenza in ebraico al Congresso di Letteratura Infantile aTeI Aviv, l'anno scorso, l'interprete ha così tradotto: "La Lindgren sottoscrive il famoso Decalogo" (che seguiva). Se Singer sia così noto in Israele da non riportarne il nome, o se il nome sia stato tralasciato dall'interprete, non so. La Lindgren ha dunque condiviso, non firmato. E io, equivocato.»

E molto probabile che, delle due ipotesi avanzate da Donatella Ziliotto, quella relativa all'interprete sia la più ragionevole. A me però piace credere vera l'altra: felice, infatti, quel paese in cui Isaac Singer sia così noto da non doverne riportare il nome. Tanto più che Israele è, dal punto di vista della letteratura, straordinariamente felice: Davìd Grossman, Amos Oz, Abraham Yehoshua, Iaakov Shabtai, Savion Liebrecht... Senza dimenticare poi che proprio la Salani ha pubblicato un libro bellissimo come L'isola in Via degli Uccelli di Uri Orlev.

A me - ripeto: singeriano osservante - piacerebbe molto vivere in un paese in cui Singer sia conosciuto al punto da rendere superfluo dirne il nome. E invece sono qui, in questo nostro, dove - nonostante le meritorie imprese di editori come Garzanti (Quando Shlemiel andò a Varsavia), come Bompiani (Zlateh la capra e Un giorno di felicità), come Salani (lI golem e Naftali il narratore e il suo cavallo Sus)­ i bambini e i ragazzi che conoscono questo narratore immenso sono proprio pochi (ma i miei alunni sì, dico con orgoglio). Sono qui, in questo orrendo paese in cui nessuno si è accorto che la Einaudi Ragazzi ha ripubblicato Una notte di Hanukkah (di cui peraltro già nessuno si era accorto quando uscì nel 1982 presso la Emme). Sì, ahimè, sono qui, in questo triste paese in cui temo continuerà a rimanere senza risposta l'accorata domanda di protesta che già su un vecchio numero di école avevo rivolto e che qui, con vigore rinnovato, voglio riproporre: cosa aspetta la Salani a pubblicare quella stupenda storia che è Mazel e Shlimazel ovvero Il latte della leonessa, pubblicata nel 1971 da Longanesi e ovviamente introvabile? Chissà cosa aspetta, e se aspetta. In ogni caso, se vi volete bene, e se volete bene ai vostri figli, ai vostri genitori, ai vostri amici, ai vostri alunni, cercate in biblioteca. E fotocopiate.