Delle azioni spregevoli, ancora rubrica Leggere gli anni verdi école maggio 1994 |
Per quanto si impegni,
questa puntata della rubrica non riesce a sentirsi serena, al punto di
arrivare a dubitare della natura stessa della propria esistenza. E
infatti, qui, sul suo sorgere, non posso non notare che si attarda a
scrutarsi: si guarda e si guarda, spaesata, e più si guarda più si
sente gravata da fastidiosi dubbi relativi alla propria stessa identità.
Mi guarda fisso negli occhi e dice: «Ma come? Il mese scorso mi hai
bellamente ignorata, collocando in altre pagine della rivista il tuo
pezzo - e
si trattava di un pezzo riguardante forse
più di qualunque altro il «leggere negli anni verdi» - e
Io guardo la rubrica
con tenerezza. La guardo con un mezzo sorriso e mi dico che è
cresciuta bene, se è in grado di rompere in questo modo la sua ormai
pluriennale sudditanza ai miei bisogni e ai miei mutevoli umori. E la
guardo piuttosto compiaciuto, pensando che, soprattutto in questi
orribili tempi in cui a farla da padroni sono ancora una volta i
padroni e per di più senza il minimo filo di pudore, è di non poco
conforto vedere una ribellione.
E' vero, forse c'è del paternalismo, in questo mio compiaciento; ma
c'è anche la consapevolezza che il luogo migliore per difendermi e
sentirmi bene davvero è dentro la rubrica, ed
E' vero, quell'elenco,
così com'è, non è certo immediatamente
C'è stata poi anche una osservazione un po' perfida: avrei barato sul
numero, avendo io elencato separatamente Il pinguino senza frac
e Tobby in prigione di Silvio D'Arzo, che invece si
trovano in un unico volume. Aggiungerò che non solo questo è vero,
ma anche che la stessa operazione ho fatto con George MacDonald, i cui
due racconti compaiono in un unico volume, edito anch'esso da Einaudi.
No, non c'è alcun imbroglio. Il fatto è che ognuno di questi
racconti venne letto in anni diversi, ma soprattutto che ognuno di
essi ha uno spessore tale da esigere una considerazione specifica - e
infatti i bambini, pur ben sapendo di quanti volumi si trattasse,
hanno sempre considerato ognuno di quei racconti molto a sé stante,
attribuendo tra l'altro al Tobby di D' Arzo e a Il bambino giorno e
la bambina notte di MacDonald collocazioni di particolare
prestigio nelle loro predilezioni.
Quel che più mi preme chiarire è però un altro problema. Qualcuno
ha capito che io considererei quell'elenco un po' come il catalogo di
base, la lista dei libri fondamentali. Non è così. Certo, parecchi
di quei libri entrerebbero sicuramente in un elenco che avesse lo
scopo di raggruppare quelle che a mio parere sono le storie
imprescindibili, ma certo non vi entrerebbero tutti, e altri titoli
sarebbero necessari. Quel che ho fatto nel numero scorso è una cosa
molto semplice: ho raccontato un'esperienza, e questa ovviamente si è
sviluppata in un contesto particolare di cui ho dovuto tenere conto.
Certo, le linee di fondo sarebbero state le stesse anche con altri
bambini, come erano state le stesse negli anni precedenti, ma diversi
sarebbero stati i passaggi, le soste, le deviazioni, e questo non è
affatto secondario.
Grazie, rubrica mia, per avermi permesso di chiarire un po' di quegli
equivoci. Grazie davvero. E come segno tangibile di gratitudine ti
affiderò un compito importante: il compito di dire a piena voce -
altro che appendice di
un fantasma |