Vaccinazioni obbligatorie rubrica Leggere negli anni verdi école gennaio 1997 |
Succede
anche questo. Apri un giornale - e Uno
come me si emoziona, si eccita, si commuove. Perché uno come me pensa
subito a Melville, a Collodi, ai libri Moby Dick e Pinocchio,
a quelle storie prodigiose, diversamente ma inequivocabilmente
prodigiose. Però uno come me si sbaglia, perché ovviamente non di
quei libri si tratta - e Poche,
perché di Moby Dick e di Pinocchio si potrebbe parlare
per un certo numero di vite, e quando è così è preferibile non
strafare. Allora, proprio per non strafare, mi limiterò ad affermare
perentoriamente che Moby Dick e Pinocchio non sono libri
per bambini. Sono semplicemente grandi libri. Sono libri grandissimi -
e Moby Dick grandissimo immenso - e quindi non è strano che,
al di là delle intenzioni dei loro autori (intenzioni comunque
diverse, giacché Collodi pubblicò Pinocchio a puntate chiedendo
al direttore del "Giornale per i bambini" di pagargli bene
"questa bambinata", mentre Melville ai bambini proprio non
pensava), non è quindi strano che nel corso del tempo siano stati
letti anche da bambini e ragazzi. In
particolare va ricordato che Pinocchio non è un libro per
bambini, ma i bambini possono leggerlo. Soprattutto possono sentirselo
leggere, per esempio a partire da molto piccoli. Sì, da molto
piccoli. Ma, beninteso, nella lingua di Collodi, non certo in
rifacimenti, riduzioni, adattamenti. Consiglierei
di somministrare il vaccino prima, durante e dopo i pasti, utilizzando
quelle meraviglie che sono le edizioni illustrate da Emanuele Luzzati
(Nuages), Roberto Innocenti (C'era una volta), Lorenzo Mattotti (MilanoLibri).
La maggiore efficacia è ottenuta poi affiancando alle citate
meraviglie l'edizione curata per Feltrinelli da Fernando Tempesti - ma
questa va presa soltanto dagli adulti. Innumerevoli
sono i vantaggi derivanti da questa terapia: uno di essi è che si
eviterebbe di ridursi come quei disgraziati che recentemente hanno
manifestato a Roma, sotto il vessillo berluscone, inalberando cartelli
raffiguranti il Presidente del Consiglio Prodi con il naso lungo. Il
livello mentale di costoro è sotto gli occhi di tutti, e la cosa
migliore è senz'altro quella di lasciarli cuocere nel loro lurido
brodo. Mi piace però riportare qui l'ottimo commento di Piergiorgio
Bellocchio ("l'Unità", 18/11/96) all'infelice trovata: «Solo
degli incolti, degli sprovveduti, dei poveri diavoli possono
permettersi di svilire e sprecare allegramente (la penosa allegria dei
babbei) uno dei pochissimi grandi personaggi creati dalla nostra
letteratura moderna. Il più grande forse, quello che meglio ci
rappresenta, nel bene e nel male. Far proprio, meccanicamente, il più
vieto dei luoghi comuni: Pinocchio simbolo, eponimo, della menzogna!
(...) Disgraziato chi è povero, ma ancor più disgraziato chi non ha
alcuna coscienza della propria eredità, tradizione, patrimonio
culturale, e per ignoranza li disprezza e li getta via.» Moby
Dick non è un
libro per bambini. Anni addietro diversi editori di libri per ragazzi
lo hanno pubblicato, ridotto e riscritto, depurato della sapiente voce
di Melville: cioè ridotto a vicenda avventurosa, privo della
dimensione poetica e mitologica, insomma della sua forza vera. E le
storie della letteratura per l'infanzia registravano, magari in
quattro-cinque righe, il "romanzo caotico" di Herman
Melville. Ora
Moby Dick non compare più nei cataloghi "per
ragazzi" - con alcune eccezioni, ma si tratta di residui. È
giusto che sia cosi: questo libro prodigioso non tollera recinti e
interferenze, e dispiega la sua energia vitale proprio nella sua
difformità. Scriveva Primo Levi ne La ricerca delle radici (Einaudi):
«In Moby Dick c'è tutto quello che mi aspetto da un libro, ma
anche molto di più. C'è l'esperienza umana, i mostri, il mondo reale
che si rispecchia in un mondo visionario, la caccia-ricerca sentita
come condanna e giustificazione dell'uomo, il pozzo buio dell'animo
umano. È una favola; ma, come dice Pavese nell'introduzione alla sua
esemplare traduzione, "la ricchezza di una favola sta nella
capacità ch' essa possiede di simboleggiare il massimo numero di
esperienze"». A differenza di Pinocchio non è nemmeno un
libro che possa essere letto ai bambini; non ne coglierebbero nulla, e
magari se ne allontanerebbero per sempre. A me sembra però
necessario, doveroso parlarne ai bambini, preannunciarglielo. Perché
arriva un tempo oltre il quale non si può non parlare loro del
futuro, e costui ha, nel bene come nel male, i suoi contorni più
netti proprio là dove si stagliano le figure di Achab e Moby Dick, di
Anne Frank, di Don Chisciotte. Perché "vivere è una faccenda pericolosa" e quindi bisogna attrezzarsi adeguatamente: di folle lucidità; di speranza - nonostante tutto - nel genere umano; di appassionato ascolto del proprio sentire. |