Fuori luogo. Cronaca da un campo Rom

 Incontro con Marco Revelli

école gennaio 2000

                                                                                                           

Marco Revelli ha scritto un libro molto bello e molto doloroso, Fuori luogo. Cronaca da un campo rom, pubblicato nel settembre scorso da Bollati Boringhieri. Si tratta del racconto di un'esperienza vissuta l'inverno precedente presso il campo nomadi di quella terra di nessuno che si trova tra il torinese corso Cuneo e il comune di Venaria Reale. Ho incontrato Revelli a Torino, prima di una "serata zingara", al Teatro Juvarra, dove si è presentato il libro, si è visto il film di Mimmo Calopresti, Remzija, si è ascoltata la musica di Santino Spinelli, le parole forti e dolenti di Remzija

 

 

Nei campi i bambini ci sono, eccome, Quando dici di avere Visto più sorrisi nei campi che nei consigli di facoltà" non mi sembra difficile capire a cosa ti riferisci, quando dici che i bambini costituiscono per certi versi il fulcro della vita del campo...

Devo premettere di non essere un esperto in rom o in zingari, anche se alcuni hanno letto il libro come se ne fosse uno studio. In realtà quando li ho incontrati, lo devo ammettere con vergogna, ero spaventosamente ignorante, non sapevo nemmeno che ci sono diverse componenti nella grande galassia nomade. Quello che a me è successo è, per una casualità, di passare oltre il muro dell'opacità, della non conoscenza, di lanciare per un breve periodo uno sguardo dall'altra parte di quel muro. Anche se potrebbero sembrare delle idealizzazioni di quel mondo, una visione troppo idilliaca, in realtà quel che comunico è il mio stupore, i miei soprassalti di stupore nel guardare questo mondo alla rovescia e scoprire quanti pregiudizi possano venire rovesciati. Tra questi rovesciamenti dei pregiudizi, tra questi elementi di mondo alla rovescia, c'è anche il pro blema dei bambini. Nell'immaginario collettivo contadino, e poi anche metropolitano lo zingaro è colui che rapisce i bambini, è colui che li sfrutta, che li usa come strumento per la questua, che li esibisce al semaforo per impietosire; questo è il luogo comune che circola. Vista dall'altra parte del muro la realtà è molto diversa. I bambini sono effettivamente il cuore della comunità, almeno della comunità che io ho conosciuto. Lo sono intanto numericamente, una presenza strabordante, più della metà: molti bambini, moltissimi neonati, un dato demografico che è esattamente l'opposto delle nostre società così rarefatte. I bambini sono molto integrati nel gruppo, hanno un ruolo molto evidente, non sono vezzeggiati, sono molto spesso a sei-sette anni trattati già come adulti. C'è un processo di crescita molto rapido, ci sono diversi riti di passaggio, e spesso questi elementi sono difficilmente comprensibili dalla nostra società. Ma questa società che li guarda dal di fuori non riesce nemmeno a decodificare questo altro tipo di rapporto. Per esempio, ho scoperto che a Torino, nell'ultimo anno, il Tribunale dei Minori ha avviato trentatre cause di sottrazione di bambini ai loro genitori nella comunità dei nomadi torinesi (circa un migliaio di persone) per darli in affidamento o addirittura in adozione ad altri genitori. Ho scoperto insomma che sono i gagé che rubano i bambini agli zingari. Magari con motivazioni apparentemente altissime, nobili, umanitarie, in ragione del fatto che in quelle condizioni non è garantito il minimo livello di igiene o di educazione... ma nessuno che pensi di migliorare l'igiene dei campi, dare sussidi ai genitori, e così via. Molte di queste cause sono determinate dal fatto che i bambini sono stati sorpresi ai semafori, magari con i genitori, in braccio alle madri; come se al campo... Io li ho visti al campo... Sono in mezzo ai topi, vicini agli scoli delle fognature, vicino alle autostrade, alle ferrovie, in un intrico di pericoli. Un bambino è sicuramente più al sicuro insieme a sua madre a un semaforo che non incustodito al campo. Questo è un classico pregiudizio da rovesciare. Ho visto madri molto preoccupate e attente con bambini di pochi mesi ammalati al campo, costretti al freddo... e amministrazioni comunali che si rifiutavano di fornire l'allacciamento della luce, magari dopo averlo promesso. Un mondo rovesciato. lo consiglierei a tutti, come esercizio pedagogico, di passare un brevissimo periodo della loro vita dal...

 (parte mancante)