In memoria di Henry Roth

rubrica Leggere negli anni verdi

école dicembre 1995

                                                                                                           

    Quando Muriel Parker, l' amatissima moglie di Henry Roth, se ne andò precedendolo sulla "strada di casa", lui scrisse un racconto, e vi parlò di Stella, la donna dalla voce con una cadenza cicana che gli aveva detto che quella sera avrebbe acceso una candela in sua memoria. «Lasciò la cucina, e tornò nel suo studio. Stasera accenderò una candela in sua memoria. Quelle parole pulsavano di un dolore desolato. Essere ricordata o essere dimenticata non poteva avere alcun significato, per lei, adesso. Soltanto i vivi trafficavano in significati, e lei non lo era più... Stella però non accendeva una candela per lei: la accendeva in sua memoria. Era una cosa diversa. Questo era giusto. Oh, difficile est longum subito amorem deponere!»

     Ora anche Roth ha trovato la strada di casa, come diceva Silvio D' Arzo. E anche a me, come a Stella, viene il bisogno di accendere una candela. In sua memoria. Di accenderla qui. Forse anche per un bisogno di trafficantare in significati, non so. Quel che so è che Henry Roth ha scritto Chiamalo sonno, un libro che bisogna avere sempre con sé, tra le mani e nel fondo profondo, nell' isola deserta come nella più brulicante città, tra amate come tra ostili presenze.

Henry Roth scrisse Chiamalo sonno nel 1934 - periodo prodigioso: due anni prima Faulkner aveva pubblicato Luce d'agosto, e tre anni dopo avrebbe pubblicatoAssalonne, Assalonne!, mentre in quello stesso 1934 usciva Le botteghe color cannella di Bruno Schulz - però allora l'accoglienza non fu delle migliori, soprattutto da parte della critica di sinistra, che accusò il romanzo di intimismo piccolo borghese e di trascuratezza nei confronti delle magnifiche sorti e progressive del proletariato in lotta. Queste critiche, non­stante la loro completa insensatezza, non lasciarono indifferente Roth, iscritto al Partito Comunista, e contribuirono indubbiamente a impedirgli di riuscire a riprendere a scrivere. Infatti non pubblicò che pochissimi racconti (due dei quali apparvero anche su "Linea d'ombra" nel febbraio 1986 insieme a una bella intervista a Roth di Mario Materassi) fino a quando, nel 1994, uscì il primo dei cinque volumi di Mercy of a Rude Stream (Una stella sulla collina del Parco di Monte Morris, tr. it. di M. Materassi e S. Tani, Garzanti 1994), un grande bellissimo libro.

   Ma la ragione principale per accendere proprio qui, in questa rubrica; una candela in memoria di Henry Roth consiste nel fatto che sia Una stella sulla collina del Parco di Monte Morris sia Chiamalo sonno sono libri straordinariamente importanti per sapere e capire quel che riguarda gli "anni verdi".

In particolare, Chiamalo sonno è un libro che, raccontando due anni (dai sei agli otto) della vita di David Schearl e assumendone l'inevitabilmente "limitato" punto di vista, offre uno splendido affresco che incanta. Che incanta e dice moltissimo di quegli innumerevoli mondi che sono l' ebraismo, l' America, gli anni Dieci. È con questo che David si deve cimentare, e con una città labirintica, un groviglio di lingue, i ragazzi cattolici, un padre iracondo e violento, una cantina buia, il proprio "romanzo famigliare", la scoperta del sesso, una scala e una strada costellate di insidie, la ricerca di Dio, la necessità di sapere e capire nonostante questo significhi sempre venirne travolti. E tutto accentuato dall'essere David completamente dentro a un'acuminata sensibilità.

Chiamalo sonno è probabilmente il più bel libro sugli "anni verdi", sui rapporti tra madre e figlio, sulla chiarezza dell'infanzia. È probabilmente il più bel libro sulla solitudine delle infanzie, sulla pensosità delle infanzie, sulle incombenze tragiche sulle infanzie. È un libro come Moby Dick, come Grande Sertao, come L'urlo e il furore, come Casa d'altri. E Roth - comeMelville, come Guimaraes Rosa, come Faulkner, come D'Arzo - è uno scrittore grandissimo.

Stasera accenderò una candela in sua memoria.