Un pentolone di pensierini 2. La vendetta. E Stevenson c'è rubrica Leggere negli anni verdi école dicembre 1997 |
Rivolgo
un grato riverente ossequioso Pensiero ai Prodigi della Tecnica,
giacché essi hanno consentito alla puntata precedente di questa
rubrica di essere pubblicata con un bellissimo vezzo: un piccolo
taglio di settantadue righe. Niente di grave, beninteso. Come si
può ben vedere, siamo sopravvissuti tutti; e nemmeno è da
escludere che possano addirittura esserne scaturiti dei vantaggi. Certo,
a quel punto il titolo, anziché Un pentolone di Pensierini,
aspettando Stevenson, avrebbe dovuto essere Un pentolino di
Pensierini, ma è questione di poca importanza. Quando mai
qualcuno si aspetta di trovare corrispondenza tra l'etichetta e il
contenuto? L'importante
è ben altro. Anzi, dirò che questo piccolo taglio di solo
settantadue righe mi fa molto piacere, perché mi permette subito
di dimostrare quale profitto io nel frattempo abbia tratto dalla
lettura de Il mago dei numeri di Enzensberger (che il mese
scorso segnalavo soltanto sulla base della stima che nutro nei
confronti del suo autore). Dopo averilo letto posso affermare in
piena coscienza che si tratta di un libro davvero bello e che, pur
senza avermi fatto innamorare della matematica, mi permette di
scrivere qui senza paura che le righe saltate nella scorsa puntata
erano 72, le parole taciute 624, le battute risucchiate 4.252. E
aggiungerò che le lire risparmiate sono state ben 249.000.
Infatti, chi avesse voluto accertarsi di persona della sovrana
saggezza dei miei consigli e sconsigli sulla base del Pentolone
avrebbe speso 311.000 lire; sulla base del Pentolino soltanto
62.000. Un discreto risparmio, direi. Il
problema però è che nel titolo si nominava il grande Robert
L.Stevenson, e questo avveniva perché poi nell'articolo dedicavo
un Pensierino devoto all'imminente uscita delle poesie di A
Child's Garden of Verses, tradotte da Roberto Mussapi per
Feltrinelli. Un' attesa di intensa felicità. A
questo punto però s'impone la vendetta, e così riprodurrò qui
sotto tutte le settantadue Continuavo
poi tacendo così: (...) E nemmeno avrei potuto Pensierineggiare
su un altro importantissimo libro Feltrinelli di uscita imminente:
Le parole della notte, di Seamus Deane. Un libro che non
appartiene alla cosiddetta letteratura per l'infanzia, ma molto
prezioso anche a proposito di infanzie. E
cosi, scartato il "Pentolone", ecco qui il cimento nella
difficile arte della Pensierinitudine. Tra
i modi che ci si offrono per ricordare il centesimo anniversario
della nascita di Giannino Stoppani, Gian Burrasca (nonché il
novantesimo de Il giomalino di Gian Burrasca) suggerirei di
evitare quello che pretende di presentarsi come il più semplice e
appetibile, scegliendone invece altri, più dimessi e impegnativi,
ma alla fine più appaganti perché più sostanziosi. Suggerirei
insomma di evitare i quattro libretti che la Giunti ha pubblicato
"antologizzando" dal libro di Vamba - Gian Burrasca e
le sorelle, Gian Burrasca in collegio, Gian Burrasca e le magie,
Gian Burrasca e i viaggi - con corredo di insignificanti
illustra Come
tutti ben sanno, la Pensierinitudine si articola per associazioni
elementari, per reiterazioni cantilenanti, per echi rimbalzanti, e
così è pressoché inevitabile che alla voce "classici"
corrisponda subito la voce "classici". "I
classici-Battello a vapore" della Piemme, in questo caso,
presso i quali sono uscite recentemente due pregevolissime
edizioni di libri come Le avventure di Tom Sawyer di Mark
Twain e Piccole donne della Louise AIcott; e poi l'ultima
pubblicazione della collana "Leggere i classici" degli
Oscar Mondadori, Il viaggio meraviglioso di Nils Holgerssan,
di Selma Lagerlof, nella traduzione e riduzione di Francesco Saba
Sardi. Ovviamente, la voce "classici" richiama subito anche Tex e Martin Mystère, e io ne approfitto subito per dedicare un gratissimo Pensierino a due libretti editi da Unicopli (Vedi alla voce: Misteri. Istruzioni per l'uso di Martin Mystère e lo sparo positivo. Istruzioni per l'uso di Tex Willer), scritti a quattro mani da Brunetto Salvarani e Raffaele Mantegazza, ai quali voglio però rivolgere ben più di un Pensierino per il complesso del loro lavoro (e ricordo qui due libri recenti molto importanti e molto belli, entrambi editi da Emi: Per una pedagogia narrativa. Riflessioni, tracce, progetti, curato da Mantegazza, e Le storie di Dio. Dal grande codice alla teologia narrativa, di Salvarani, di cui mi piace ricordare anche che dirige la bella rivista "Qol". Rivolgo
poi un pensierino bruscamente liberatorio al libro d'esordio di
Simona Vinci: Dei bambini non si sa niente, Einaudi. Dirò
che il titolo è perfetto per questo racconto, dichiarandone
esattamente l'essenza. Un racconto che ha suscitato l'ammirazione
entusiastica di Rosana Rossanda Riprodotte
le settantadue righe saltate, rimane soltanto lo spazio per
segnalare due titoli, molto utili anche per contrastare la cupa
delusione provocata dal libro della Vinci: le "poesie con
animali" di Toti Scialoja, Quando la talpa vuoi ballare il
tango, Mondadori, con introduzione di Giovanni Raboni, e le già
citate ma mai abbastanza ricordate poesie di Stevenson. A
proposito delle quali preferisco non Pensierineggiare, bensì
tornare a leggere. |