Gratitudini e altre gratitudini rubrica Leggere negli anni verdi école aprile 1997 |
Mi
oppongo, Vostro Onore, mi oppongo. È
vero, questa mattina ho percorso la rotonda di piazza Piola tre
volte e per intero, ma non l'ho fatto perché sia impazzito, né
perché non ci fosse il solito fiume di auto. No,
se stamattina ho fatto i tre giri con la faccia di quando ho letto
Stevenson è soltanto perché nell'aiuola centrale della piazza -
e ieri non c'erano ancora, lo giuro, e c'erano invece già tutti i
tormentini - tra Dietro
suonavano i clacson, allora ho risposto cantando in modo lampante,
una poesia di Femando Bandini: "Ora, compagni, che la
primavera / accende fiori tra gli alberi secchi / (...) / è
necessario prendere coscienza / della vita che libera fiorisce / e
fare il punto / sulla naturale evoluzione / che dall'anno scorso /
ha subito il canto del verdone / e il colore della foglia d'acero
/ e il profumo del melo cotogno / (...) / e affronto l'argomento /
dell'impassibile vento/ che a marzo scompiglia le cose / ancora
una volta." Hanno
continuato a suonare, inesorabili, e si vedevano anche bocche da
tenore - un po' scomposte, se devo dirla tutta. Avrei voluto fermarmi
a spie E
così non sapranno mai che Gratitudine
a Frediano Sessi, che si è cimentato nella difficile arte del
diario e ha scritto Ultima fermata: Auschwitz. Gratitudine
anche per Maria Battaglia, che illustrando per le Edizioni C'era
una volta Il Bambino che Lavava i Vetri ha reso finalmente
bellissimo anche da guardare un libro di Vivian Lamarque, la quale
fino ad ora aveva pubblicato presso E.Elle e Mursia delle storie
molto belle ma avvilite da illustrazioni che è meglio dimenticare
(mentre alcune tra quelle di Aura Cesari per Il libro delle
ninne nanne, Edizioni Paoline, erano notevoli). E
poi gratitudine per un'altra Battaglia: Laura, che ha dato un
contributo decisivo all'allestimento, presso il Palazzo Bagatti Valsecchi
a Milano, di una splendida mostra dedicata al grande Dino
Battaglia - Narratore illustratore disegnatore, come giustamente
dice il titolo della mostra e del relativo catalogo, edito da
Hazard (E adesso bisogna allestire analoga iniziativa per un
altrettanto grande "narratore illustratore disegnatore":
Sergio Toppi). La mostra è molto ampia, ricchissima, si può
guardarla per ore, leggerla e rileggerla, passare con struggente
meraviglia da Till Ulenspiegel a Gargantua a Francesco d'Assisi al
Dottor Jekill al Gatto con gli stivali a San Giorgio all'Uccello
di fuoco a Re Peste a Lady Ligeia a Scrooge al Golem a Giamil al
capitano Achab alle storie di Maupassant e ancora e ancora. In
mostra sono in vendita diversi libri di Dino Battaglia, ed è una
bella occasione, perché non è facile trovarli in libreria.
Purtroppo non c'è il bellissimo Moby Dick, pubblicato nel
1986 dagli Editori del Grifo e ancora disponibile. Non è,
ovviamente, paragonabile al libro di Melville, eppure mi preme
anche dire che il Moby Dick a fumetti di Battaglia, come pure
l'omonimo film di lohn Huston, ne è una mirabile interpretazione. Affermo
questo serenamente, io che, proprio come il narratore del
bellissimo racconto di Michele Mari Otto scrittori -
contenuto in Tu, sanguinosa infanzia, Mondadori - pronuncio
"Herman Melville" come se dicessi Aleph o Adonai, giacché
so bene che Moby Dick è il Primo Libro della mia bibbia, quel
libro che "travolgendo le regole è nel contempo romanzo,
trattato, poema, diario di bordo, tragedia, sacra Parola di Secundra Dass. E questo è un altro motivo di gratitudine a Michele Mari e al suo racconto. Perché è proprio il servitore del signore di Ballantrae che in Otto scrittori chiude il cimento tra Melville e Stevenson sancendo l'inarrivabilità del primo e al tempo stesso affermando che il suo autore <<mio padre, il Sahib Tusitala, è il più grande raccontatore di razza umana, perché quell'altro è un demonio travestito da uomo>>. Sì,
gratitudini. |