Anticamera magica

rubrica Leggere negli anni verdi

école aprile 2000

                                                                                                           

Naturalmente c'è voluto del tempo, ma poi è successo che un editore italiano lo abbia pubblicato. (Il flauto magico, intendo.) Chi voglia farsi travolgere da qualche valanga di benevolenza si accomodi, e facendo boccuccia dica pure che i frutti delicati e energeticamente potenti hanno bisogno di tempo e mille e una attenzioni per maturare e rifulgere poi in tutto il loro splendore. Ma non è così. C'è voluto del tempo, e parecchio, solo perché ci sono fasi in cui prevalgono cecità e sordità. Infatti questa meraviglia che ora ho qui davanti agli occhi e dietro le orecchie e davanti e dietro e sopra e sotto e dentro gli occhi e le orecchie della mente non è nata oggi, anche se la casa editrice Fabbri l'ha pubblicata da poco. Però era nata ben prima. E non mi riferisco, ovviamente, né alla musica di Mozart né al libretto di Schikaneder, all'opera la cui prima rappresentazione risale al 1791. Mi riferisco all'interpretazione che ne hanno fatto, molto più recentemente, due belle persone, esecutrici mirabili di poesia di parole e figure; due belle persone che sempre riescono a rendere raggiungibile la profondità della delicatezza, la difficile semplicità, la luce del notturno. Due belle persone che si chiamano Vivian Lamarque e Maria Battaglia. Le quali hanno intrecciato parole e figure a partire da Mozart e hanno costruito uno splendido libro che ora anche i bambini italiani potranno godere.

So bene che né Mozart né Schikaneder hanno composto Il flauto magico per i bambini. Scriveva - e io sottoscrivo incondizionatamente - Massimo Mila: "Con tutti i luoghi comuni che circolano sull'eterna fanciullezza del genio di Mozart, parrebbe che la sua opera debba essere particolarmente adatta ai bambini. Ma - a parte che non siamo sicuri se i bambini gradiscano chi si rivolge a loro con un linguaggio da bambini - resta da vedere se la semplicità mozartiana sia tanto facile da intendere, o non costituisca soltanto un'istanza superficiale, una provvisoria sala d'aspetto da cui accedere al nucleo dell'invenzione artistica. (...) L'apparenza fiabesca del Flauto magico è un'anticamera. Al di là, la musica schiude la fuga di camere d'un appartamento enorme, le sale d'una reggia, le cappelle d'un tempio, in una prospettiva sconfinata. (...) Dietro il velame dei suoi canti, non strani, anzi semplicissimi, e appunto per questo difficilissimi, c'è un mondo. Per penetrarvi, il bambino (ma anche l'adulto) ha bisogno d'essere guidato".

Questo però non significa che il Flauto magico debba essere precluso ai bambini. Anzi. È come per l'aria, il sole, la terra, il cielo, il vento, il mare. Sono. E bisogna fruirne sempre. Tenendo presente, beninteso, la prospettiva sconfinata, la difficilissima semplicità. Si ha bisogno - bambini e adulti - di essere guidati. Ma non si può ignorare che sono, e ci danno in ogni istan te la vita. Nient'altro. Per conoscerli a fondo, per cercare di capirne l'essenza e il senso è necessaria tutta la vita - e non basta, lo sappiamo bene. Potrei fare il noioso e dire a Maria Battaglia che non mi convince il suo Monostatos, che non ha nulla della comica terribilità che a me sembra gli si debba sempre associare, ma ora, qui, preferisco contemplare questa meraviglia, riascoltare la musica di Mozart preferibilmente nell'edizione diretta da Kark Bohm, con il grandissimo Dietrich Fischer Dieskau -, rivedere la versione cinematografica che ne fece Ingmar Bergman, e inviare a Vivian e Maria un grato, affettuosissimo abbraccio.