Amori

rubrica Leggere negli anni verdi

école marzo 1997

                                                                                                           

    C'è un libro di Franco Matticchio, poeta di segni e di sogni. (S'intitola Sogni e disegni, l'ha pubblicato Nuages, adesso adesso.) Si legge con le orecchie, perché cantano gli occhi. E non si ride, al concerto, perché l'Allegria che ne viene appartiene al profondo, e non esiste il fiato che possa adeguatamente dirla: semplicemente essa è. È l'Allegria della vita, dell' arte, della conoscenza.

Dentro il libro - a parte uno scheletro al cinema che si sganascia attorniato da tremanti spettatori in lacrime ­ c'è sì uno che ride, ed è l'unico a farlo, ma è quello che ha più paura: a noi che siamo qui fuori e guardiamo con le orecchie tirate a lucido per il canto degli occhi; a quei ragazzini che stanno nel disegno, dietro una soglia, nascosti nell'ombra, e di quel ridere ciclopico possono solo tremare.

C'è una tavola di una bel­lezza commovente e agghiacciante. Là in fondo, da una nuvolaglia nerissima, erompe una pioggia furibonda, fulmini forsennati. Un omino, cappotto e cappello, corre disperatamente verso quel diluvio, disperatamente protendendo l'ombrello. Bisogna partecipare all'evento. Non ,si può essere esclusi. E bisogna correre, ovunque, "a prescindere", per avere certificato l'esistere. .

 Si imparano anche un muc­chio di cose: per esempio c'è un tableau dal quale si apprende la vera ragione dell'abbaiare dei cani alla luna. Perché i cani, come Don Chisciotte, sanno bene che quel biancore e quel nero d'intorno non sono certo la luna e le nubi, bensì il triste occhio e l'incombente chioma di una enorme ragazzina con baffi di gatto. Si sarà sopraffatti, non c'è scampo di certo, e allora si abbai, fino all'ultimo fiato.

 Ci sono tavole grandi e minuscole scene: ognuna di esse è molte cose: poemetto, dipinto, fotogramma, vignetta, illustrazione: ognuna di esse è una storia, una storia di storie turbinanti. Ci sono dentro innumerevoli tenerezze, inquietudini, e arguzie, e angosce, e dolcezze. E niente vi è "sensa senso".

Questo libro di Matticchio - che vorrei ricordare anche per le numerose bellissime copertine di "Linea d'ombra", per i disegni che compaiono ogni mese su "L'Indice", per le storie a fumetti di Senso senso (MilanoLibri 1994), per Nella foresta di cartone (Nuages 1994) - questo libro non c'entra nulla con il "Leggere negli anni verdi", eppure c'entra moltissimo. Perché c'entra moltissimo con inquietudini e dolcezze e angosce di tutte le età. Perché Sogni e disegni non è un libro della cosiddetta letteratura per l'infanzia, ma è un libro il cui autore dovrebbe essere costantemente proposto anche a ragazzi e bambini. Come l'acqua. Come il pane. Come Amore e Psiche di Apuleio. Come il Pentamerone di Basile. Come l'anonimo Lazarillo de Tormes.

 Ovviamente non si può certo pensare che Apuleio abbia scritto Le metamorfosi o L'asino d'oro per i bambini. Altrettanto indubbio è però che da Amore e Psiche (che occupa l'intero libro quinto delle Metamorfosi, e buona parte del quarto e soprattutto del sesto) sono derivate un notevole numero di fiabe, come evidenzia Beatrice Solinas Donghi in un saggio molto bello del suo fondamentale La fiaba come racconto (Marsilio 1976; ora Mondadori 1993).

 Ma se diverse delle fiabe riconducibili in qualche modo a Amore e Psiche sono state proposte dall'editoria per ragazzi, la storia di Apuleio è invece sempre rimasta là, e la possibilità che la leggessero anche dei ragazzi è rimasta affidata alla essenza di "buona volontà" di individui adulti che volessero davvero un gran bene ai loro figli, alunni, amici più giovani. Ora è finalmente uscito, grazie alle Nuove Edizioni Romane di Gabriella Armando, un elegante libretto bilingue: Amore e Psiche. Love and Psyche (testo italiano curato dalla stessa Gabriella Armando e da Francesca Caddeo e testo inglese di David Gullette e Nora McKeon), corredato da una sezione iconografica curata da Claudio Saba in cui compaiono gli amori di Psiche e Cupido nelle raffigurazioni di Canova, Raffaello, Giulio Romano, Lorrain, Van Dick, Giuseppe Maria Crespi.

Neppure Lo cunto de li cunti è stato scritto per i bambini, anche se Giambattista Basile ha apposto il sottotitolo di Trattenemiento de' peccerille al suo grande libro; un libro, anzi, che, come scriveva Benedetto Croce traducendolo dal dialetto napoletano, era stato composto non già per bambini bensì «per uomini, e per uomini letterati ed esperti e navigati, che sapevano intendere e gustare le cose complicate e ingegnose». È singolare, però, e quasi incredibile, che questo libro rigoglioso sia sempre ignorato. Eppure sono un autentico incanto le cinquanta storie che lo compongono, e molte di esse dovrebbero essere lette anche dai ragazzi. Certo, il linguaggio non è dei più immediati, ma proprio in esso risiede gran parte del fascino - e poi è un bell'antidoto alle sciatterie.     

 Un tentativo interessante di rendere fruibile direttamente dai ragazzi alcune delle storie di Basile (insieme a undici bellissime storie de Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola) è costituito ora da un bel libro pubblicato da Giunti con l'infelice titolo di Le prime fiabe del mondo, nella traduzione di Adalinda Gasparini, la quale, in appendice, racconta la passione e i criteri che l'hanno ispirata nella costruzione del libro. Certo, le prodigiose sovrabbondanti metafore di Basile sono in gran parte scomparse, ma nel complesso si può essere grati alla Gasparini, anche se rimane misteriosa, nonostante la motivazione dichiarata, la ragione per cui ha voluto cambiare nomi di personaggi e di luoghi.

 Accadono dunque cose buone, anche. Lazarillo però ancora non si vede. Eppure a me sembra di vederlo, magari disegnato da Matticchio.